giovedì 17 febbraio 2011

INTERNET STA CAMBIANDO LE NOSTRE MENTI


La Ventana 31.01.2011 di Miguel Ángel Criado, tradotto liberamente da Walter Nesci





A trentacinque anni, Friedrich Nietzche riusciva a malapena a scrivere. Di salute cagionevole, provava grande sofferenza nel fissare a lungo  un foglio. Nel 1883 ricevette in casa sua una Malling-Hansen, antesignana delle macchine per scrivere con tastiera alfanumerica sferica. Il filosofo, grazie a questo strumento, potette nuovamente plasmare le su idee e le su miglior opere: “Così parlò Zarathustra ”, “Al didel Bene e del Male", “Ecce homo”. Da questo momento si possono notare dei cambiamenti nella sua prosa. Come lo stesso filosofo confidò ad un amico, il suo stile era diventato più telegrafico come se il ferro dei tasti fosse colato nella sua mente di scrittore e diventato quindi, più tagliente e duro.
La tecnologia stava modulando il suo messaggio, sullo stile dell’aforisma di Marshall McLuhan: “il mezzo è il messaggio”. Un secolo dopo, sembra stia accadendo qualcosa di simile, questa volta però, sono coinvolte milioni di persone. Il risultato non è dei migliori. Secondo lo studioso statunitense Nicholas Carr, la miriade di stimoli che dalla rete arrivano al  nostro cervello sta rendendo l’uomo  sempre più superficiale.
Carr sostiene questa tesi nel suo libro, il quale sta creando molte polemiche sia negli Usa che in Europa, dal titolo”I Superficiali: Cosa sta facendo Internet alle nostre menti?”, pubblicato nell’estate del 2010
L’autore riconosce i vantaggi di internet, ma si sofferma anche sul fatto che sta alterando le nostre capacità cognitive. Ripercorrendo la storia della tecnologia, dall’invenzione dell’orologio a quella della  macchina per scrivere usata da Nietzsche, si può osservare che ognuna di essa ha lasciato un impronta significativa nella nostra mente. La sua conclusione è chiara: internet, l’ultima grande invenzione tecnologica, sta debilitando tra le nostre funzioni cerebrali più elevate, come quella del pensiero profondo , la capacità di astrarre e memorizzare.
L’autore parte da un pensiero, la relazione tra la difficoltà  di concentrazione e internet, che già aveva espresso in un suo precedente articolo del 2008 nella rivista “the Atlantic”, dal titolo provocatorio “ Google ci sta rendendo stupidi? . Il libro è un’ estensione di questo concetto.
«Carr nel primo capitolo del suo libro scrive “Facilmente capitava che mi immergessi in un libro o in un articolo piuttosto lungo. La mia mente veniva catturata dagli espedienti narrativi o dai colpi di scena, ed io trascorrevo ore a distendermi fra lunghi tratti di prosa. Questo oggi, accade raramente. Adesso la mia concentrazione si dissipa dopo una  o due pagine. Divento irrequieto, perdo il filo e penso a cos’altro possa fare”. Carr da la colpa ad internet. Quando è davanti il computer, mentre legge un articolo, dopo poco, deve interrompere per leggere la posta elettronica, per inviare un messaggio e non si concentra più. Questo non accade solo a lui.
Un sistema più aperto.
Un esperimento realizzato dal web designer Jakob Nielsen, mostra che solitamente si tende a navigare su internet in modo superficiale; di un sito, inizialmente si osserva il contenuto in grandi linee anziché leggerlo in modo approfondito. Collocò a 232 volontari una micro telecamera per registrare i loro movimenti oculari dinanzi un testo online. Quasi nessuno lesse più di tre righe. In realtà leggevano il primo paragrafo, poi analizzavano la parte destra della pagina, si soffermavano sulle righe centrali e poi nuovamente scorrevano lungo la pagina. Tutto il contrario rispetto a quello che solitamente si fa con un libro.
Carr sostiene che la rete incentiva un tipo di lettura superficiale. In questo modo si allena l’intelligenza visuale-spaziale ma allo stesso tempo si indeboliscono i meccanismi del pensiero profondo. Sostiene che a causa del “sovraccarico cognitivo” vi sia una relazione diretta tra il numero dei collegamenti ipertestuali  e la comprensione del testo stesso.
Juan Valera, studioso dei nuovi media, assicura che nessuna nuova tecnologia fa diventare l’uomo più stupido ma  vi sono numerose problematiche riguardo il suo uso. La tecnologia digitale mette a disposizione dei cittadini un sistema più aperto, partecipativo, sociale ed efficiente nella gestione dell’informazione, però, spesso mancano dei  criteri chiari per utilizzarla al meglio; questo è il problema principale. La chiave non è di per sé la tecnologia, bensì avere abilità e volontà adeguata affinchè  diventi utile». Sarebbe quindi una mancanza di educazione.
Carr basa la sua tesi sulla neuro-plasticità. La moderna neurologia ha appurato che il  nostro cervello acquisisce nuove abilità grazie all’esercizio. In questo modo si generano nuovi neuroni e  nuove connessioni tra loro, sinapsi, per tutta la vita.
Secondo Maryanne Wol ― furono i sumeri ― inventori della scrittura ― i primi a far si che si stabilissero fitte connessioni tra le aree del cervello associate alla vista, alla concettualizzazione, all’analisi spaziale e l’abilità di prendere decisioni. L’opera è poi stata completata dai greci che perfezionarono l’alfabeto creato dai fenici. Questo sancì il passaggio dalla tradizione orale a quella scritta.
Per l’autore, il libro  è stato il mezzo che ha influenzato e modellato l’uomo moderno. in Europa, agli inizi del primo millennio, apparvero le prime grammatiche. La scrittura ben presto si caratterizzò da un sistema basato su frasi, parole separate tra loro e sull’accentuazione; per la prima volta, si è agito per la vista e non per l’udito. Questo ha segnato la fine dell’esistenza degli scrivani e dei lettori ufficiali, favorendo la diffusione della scrittura privata, di un’inventiva maggiore, di un pensiero alternativo e persino eretico, ma anche una lettura più approfondita del mondo che ci circonda.
L’invenzione di Gutenberg ha fatto si che avvenisse questo cambiamento. Ora 550 anni dopo «la stampa e i suoi prodotti, da una posizione primaria nella vita culturale si è spostata  ad una marginale». Carr sostiene che questo è accaduto a causa  dell’avvento dei media elettronici.
 Xurco Mariño, neurofisiologo dell’Università di La Coruña ed esperto di neuroscienza computazionale, riconosce che la tecnologia e la cultura moderna modellano il nostro cervello. Il problema è sapere quanto, come e se sia un cambiamento continuo; spiega «è improbabile che produca un cambiamento evolutivo»
Affinchè avvenga ciò, in un breve periodo, devono crearsi due situazioni collegate tra loro:
-un uso culturale che modifichi il sistema nervoso; è quello che sta avvenendo con internet.
- l'esistenza di geni suscettibili alla nuova tecnologia, suscettibilità che perduri  anche nelle successive generazioni; questo ancora non si è stato individuato.


Cambi culturali
Tra le abilità dell’uomo che internet affievolisce, vi è la memoria. Ogni volta, per ricordare dati e informazioni, ci affidiamo ai cellulari, calcolatrici e altre macchine. Molti  ricorrono alla metafora  con la quale si vede la mente umana come un computer e internet come una grande memoria collettiva. Il problema, secondo Carr, è che la memoria biologica non è come quella artificiale. Ogni volta che l’uomo recupera un ricordo, attua una sorta di “fitness cerebrale”, senza l’esercizio, le sinapsi tra  i neuroni si intorpidirebbero. Il rischio che corriamo, delegando qualcosa che è prettamente umano ―come il pensiero e l’intelletto― ai computer, sostiene Carr ,è quello « di iniziare a perdere la nostra umanità».
«Sono argomenti vecchi come il cucco». Afferma David Casacubierta, professore presso l’Università Autonoma di Barcellona, che per screditare le paure di Carr si rifà ad un passaggio mutuato dal Fedro di Platone, preso in considerazione dallo stesso studioso statunitense. In esso, il re Thamus rimprovera al Dio Thot per aver concesso all’uomo la scrittura. “Produrrà la dimenticanza  nelle anime degli uomini” afferma Thamus. Ma la scrittura ha fatto si che l’uomo acquisisse nuove abilità. Casacueberta aggiunge, « è l’eterna paura dinanzi le novità».
Il professore concorda con Carr per quanto riguarda il fatto che internet sta sostituendo altri mezzi di comunicazione, come il libro. Però, nega che bisogna avere dei pregiudizi. «Il nostro cervello non funziona sequenzialmente, pagina a pagina, come il libro, bensì collegando concetti, come i collegamenti iperterstuali di internet»


«CI SARÀ UNA RIBELLIONE CONTRO INTERNET»
Dialogo con Nicholsa Carr. Autore de  “I Superficiali”


L’avvento del libro ha provocato dei cambiamenti positivi a livello ceerbrale. Perché internet no?


Anche internet produce effetti positivi. È evidente che passando molto tempo in rete migliorano le abilità visive. Però, allo stesso tempo, sembra che diminuisca le capacità di pensare profondamente e di attenzione, che sono importanti per il processo del pensiero concettuale, critico e creativo.


Il giocoliere migliora allenandosi. Non potrebbe accadere lo stesso con la multi processualità cerebrale?
L’abilità della multi processualità cerebrale  interessa molti processi cognitivi profondi. Nel  mio libro cito il professore Jordan Grafman, specializzato in neuroscienza. «Tanto più sarà la multi processualità cerebrale tanto meno saremo risolutivi,capaci di pensare e ragionare».


 Cosa accadrà ai bambini di oggi che un domani saranno adulti?
 ― Le ripercussioni sui giovani e le persone adulte sono le medesime. Penso che la distinzione tra “nativi” e “immigrati” digitali è solo un’illusione

Faranno marcia indietro come lei prevede nel libro?

Assisteremo ad una ribellione contro l’egemonia culturale di internet.


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